01/09/22

Orizzonti

 









Nuova Luce all'orizzonte

Nuovo sale per la Terra

Questo fuoco spento ieri offre ancora fumo al cielo
Questi rami degli ulivi porteranno il vissuto a quell'uomo che ha scelto di danzar con me
Cosa resta da offrire
Vino rosso e forti braccia
Per stringersi e svegliarsi da un troppo lungo sonno

' Nuova Luce all'Orizzonte' , Auditório Íntimo

Nuove aurore, nuove unioni, ferite che si cicatrizzano e diventano gioielli di esperienza.
Danzare il samba con una rinnovata consapevolezza che viene grazie al fuoco vivo della conoscenza dell'Oriente. Camminare per le antiche e nuovissime conoscenze dell'Oriente attraverso il cuore tamburellante del sud America.

02/04/21

FiloContinuo6 Happy EASTer






Buona Pasqua

A sbocciare la fiducia e nutrire i passi senza affanno per i frutti 

Che arriveranno con o senza i turbamenti o le eccitazioni,  se così è stabilito

Buona Pasqua

A odorare il profumo del silenzio

 coltivare suoni semplici 

togliere erbacce infestanti di parole 

lasciar emergere poesia nuova che ci aspetta da sempre


Buona Pasqua

a risvegliare il cuore bambino

a cadere e sbucciarsi le ginocchia 

a leccarsi le ferite una ad una 

amando la pelle, il sangue, il ginocchio e la vita che scorre dentro.


 Buona Pasqua 

a orient(e)arsi

 a ringraziare quel sole che rende possibile la vita 

Happy East - er




21/03/21

FiloContinuo5

 



 
Nuovi equinozi, nascono e rinascono. 

Ancora e ancora sempre nuovi equilibri. 

Comincia oggi la danza tra bilanciate luci e ombre. 

Sole, avanza, risveglia dal letargo. Dona forza a chi ti canta. 

Ricorda l'origine, fluisci come acqua nei corpi, nelle menti, nei cuori. 

È tempo . 

Le gemme sono state nutrite, pronte a fiorire fiduciose alla tua luce. 

È il trionfo. Della luce. Della conoscenza. Della consapevolezza. 

È giunto il momento. Posso espandere la fiducia del bocciolo.

E celebrare la Vita che rinasce. Ora.











07/03/21

FIORIRE NELL'ASCOLTO

 


FiloContinuo4




Qualche giorno fa , camminando lungo un terreno incolto in una strada di campagna, sono stata richiamata da un suono di acqua. Ho attraversato il campo e c'era un corso d'acqua.  Mantrapupam, così  è arrivato.


  foto Libera Ceccarelli

È un mantra che mi è stato trasmesso per la prima volta 8 anni fa quando aspettavo mio figlio perché in questo canto è l'acqua ad essere celebrata come elemento di creazione. Come suggerito nel nostro percorso dello Yoga, lo ho cantato, cantato per nove mesi in pieno fiducioso adhyayanam, ascolto da Chandra e ripetizione. Fiducia nell'ascolto e riproduzione dei suoni. Solo questo inizialmente. Ho assaporato un significato molto dopo. Questo ha permesso all'ascolto di affinarsi, alla mente di poter lasciare andare ogni pensiero  non  necessario a quel che stavo praticando. E inoltre, ha lasciato che fosse il suono a farsi strada in me, a fare spazio in me, a preparare sempre più non solo e non tanto la capacità di cantarlo, non tanto la capacità di far lavorare la mia immaginazione una volta saputo il significato,  quanto quella prima necessaria qualità che dà vita al canto e valore alla vita : l'ascolto e il desiderio di ascoltare. 

L'ascolto è una  grande pratica.  Chandraji dice che l'ascolto è un primo grande Tapas, una disciplina nella sua preziosa accezione che deriva da discepol*.  Altro tema immenso e delicato per noi occidentali.

Per ascoltare, ci vuole spazio. Se l'ascolto è già pieno di tanti stimoli come oggi può facilmente accadere, non ascoltiamo. Partiamo dalla cinta muraria di una cittadella  fortificata ( il nostro sistema corpo-mente) che vuole difendersi . E così   invece di lasciar  scorrere il flusso dell'ascolto, siamo già pront* a reagire, a classificare quanto stiamo ricevendo, a difenderci preparado la  nostra risposta già  prima che le parole varchino la soglia delle nostre orecchie. 

Così qualche giorno fa un po' di spazio si è liberato ed ha lasciato entrare l'Acqua. Lei e io insieme a cantare questo antico e sempre nuovo mantra dello YajurVeda. 

Tra i tanti veli di significato che questo come molti altri mantra offrono a chi lo recita, oggi quel che posso e  vorrei trasmettere qui  riguarda proprio l'acqua e le sue molteplici qualità.  L'acqua e la sua possibilità di generare e creare, di riconoscere la luminosità, di muoversi con fluidità come il vento, di accogliere il calore e purificarsi nell' incontro col sole, di rinfrescarsi nell' incontro con la luna,di brillare di trasparente luce propria come le stelle, di nutrire come la pioggia fa con la terra, di continuare la sua cura e il suo nutrimento accogliendo il cambiamento nel tempo, in armonia con le stagioni che cambiano e passano. Questo è un piccolo seme di orientamento del mantra. Ma ripetiamo che nell'esperienza del canto che continua e si disvela nel tempo altri profondi e possibili significati emergeranno.  Abitiamo la possibilità, come ci ricorda anche Emily Dickinson.

Rimaniamo apert* alla trasformazione del nostro ascolto. Della nostra capacità di accogliere. Della nostra esistenza.

Rimaniamo apert* all'acqua che scorre. Così che  le nostre orecchie siano un passaggio per  l'acqua che scende fino al cuore.

Possa questo mantra accompagnare, sostenere, celebrare, cantare l'ascolto in noi. 

Possa questo mantra accompagnare, sostenere, celebrare, cantare l'acqua e le sue qualità presenti in noi. 



Ascolta qui MantraPuspam  dalla  Taittirīya ārayaka 1.22

La registrazione non è fatta in uno studio professionale. Speriamo che possiate abracciare nel vostro ascolto anche questo aspetto. 






21/02/21

FiloContinuo3

                                              

                                        

                                              


                                          Prendiamola con Filosofia

 

‘ In questa cittadella del Brahman, vi è questo piccolo rifugio che ha la forma di un fiore di loto. Al suo interno vi è un piccolo spazio. Quello che è all’interno di questo piccolo spazio quello davvero si dovrebbe ricercare, quello davvero si dovrebbe desiderare di conoscere ’

                                                             Chāndogya Upaniad VIII.I.1

 

La situazione che stiamo vivendo ormai da un anno a questa parte , ha fatto emergere con chiarezza cristallina molti aspetti di cui  le nostre esistenze, le nostra società, le nostre comunità sono profondamente carenti. Di cosa c’è bisogno senza più rimandi? Si pensa alle carenze della scuola, della sanità, alle confusioni create da una comunicazione iper reattiva e raramente a servizio di una reale evoluzione dell’essere umano. Poco si pensa che dietro ognuna di queste carenze ce ne è una molto importante che è alla radice di tutte :  la marginalizzazione della ricerca umanistica, filosofica e spirituale delle nostre esistenze. Eppure pochi possono ormai dubitare di quanto un pensiero tecnico-scientifico senza  una bussola di orientamento , un solido ancoraggio filosofico, può essere fonte di importanti confusioni. Ne stiamo facendo esperienza ogni giorno. I logaritmi, i dati, i numeri, le statistiche, le diagnosi così come le cure non mettono sempre d'accordo. Le ripercussioni si manifestano allora a cascata su più livelli : da quello più tangibile della salute fisica a quella meno visibile della creazione di atteggiamenti  a più o meno-lungo termine. 

Anche nello Yoga questa carenza filosofica si fa sentire . Per chi si avvicina per la prima volta, è facile conoscerlo esclusivamente per le sue posizioni da eseguire.  Eppure. Lo yoga  è proprio una delle sei darśana, scuole filosofiche dell'India. La bussola di orientamento alla pratica dello Yoga è costituita dagli Yogasūtra di Patañjali, un grande saggio che ha raccolto l'essenza del vasto oceano degli insegnamenti dei Veda riguardo la mente. Della mente* infatti si interessa lo Yoga. In 195 aforismi Patañjali  ci fa entrare passo passo sempre di più nel cuore di questa filosofia esperienziale dell'esistenza. Quello che rende meraviglioso questo sistema filosofico  è la grandissima varietà di upaya o mezzi che mette a disposizione dell'essere umano per passare dal pensiero  all'esperienza. Questo fa dello Yoga una filosofia che ha necessariamente bisogno dell'esperienza quotidiana per entrare nel cuore della vita di ognuno. Eppure pensare di poter praticare lo Yoga senza il suo vitale radicamento filosofico, sarebbe come praticarne le ceneri senza custodirne il fuoco vitale!

Cosa ci spaventa della filosofia? Cosa ci spaventa di quel che non produce beni tangibili eppure altre necessarie forme di ricchezza?

Ora immaginiamo.  Cosa potrebbe accadere se , come ci raccontano i Veda, i bambini chiedessero ai propri genitori o al proprio maestro " Chi sono ?’  Da dove vengo ? " E se un maestro raccontasse a piccoli allievi di ogni parte del mondo  la storia della cittadella dalle nove (o undici) porte?**  Sarebbe possibile oggi? Quale sarebbe la reazione? Quanto siamo abituati a sentirci e pensarci come esseri che sono anche qualcosa in più e oltre  il corpo? Se questa ricerca è nascosta sottoterra negli adulti come si può trasmettere ai bambini? Ai giovani?  

Nel Vedānta, la filosofia è chiamata Brahmajijñāsā , vagamente tradotto come ricerca della realtà. L’oggetto di questa ricerca sarebbe  Brahmajñāna. Brahma è l’essenza, la sorgente da cui è emanata ogni altra realtà dell’esistenza e a cui ogni realtà fa poi ritorno. L’infinito. La creazione. Jñāna è la conoscenza.  La filosofia indiana è impregnata di spirito così tanto che per buona parte di noi occidentali  è quasi imbarazzante. Da quando è diventato imbarazzante porsi alcune domande? Forse da quando hanno smesso di avere una connessione con le nostre esistenze. Consideriamo la filosofia qualcosa di molto astratto e intellettuale , lontano dalle esigenze spicciole della quotidianità.  Ma il porsi domande come ‘chi sono? Cosa è la natura? ‘ il questionarsi sulla vita intangibile  all’interno del corpo, non è nulla di astratto. È la vita. E quella bussola di orientamento. 

La cittadella è di una bellezza speciale. Con tante finestre di possibilità sul mondo. Chi c’è dentro a viverle?



In un altro contesto, approfondiremo la visione della mente all'interno dello Yoga.

** la cittadella di Brahman, nelle Upaniṣad , è una bellissima metafora per il corpo che possiede 9 aperture sul mondo ( due orecchie, due occhi, due narici, una bocca, 
ano e organi genitali) che diventano 11 ( sutura sagittale e ombelico)  in altri passi delle Upaniṣad



08/02/21

FiloContinuo2

                       



                                               




Invero prāṇa è vita per tutti gli esseri. Per questo viene detto : la vita di tutto

                                                                                                       Taittirīya Upaniṣad 


Quando pratichiamo āsana (posizioni) esploriamo e impegniamo il Sé fisico. Con il corpo sperimentiamo il perceivable boundary, il confine percepibile e tangibile.

 Nella tradizione viniyoga si invita sempre a partire dal respiro. È Il respiro lo strumento fondamentale della pratica Yoga ed è anche quel mezzo che consente a tutti indistintamente di poter praticare. Gli antichi Yogi conoscevano in una maniera così accurata il proprio respiro tanto da poter arrivare a conoscere il loro stato di salute generale, prevenire le malattie e anche prevedere il momento della loro morte. 

 Il Respiro è la modalità attraverso cui Prāṇa , la forza vitale, si manifesta nell’essere umano. Nella visione vedica prāṇa sorge dall’interazione tra Puruṣa e Prakrti che simbolicamente vengono spesso rappresentati come il seme (puruṣa) e la terra (prakrti). Il movimento che mette queste due realtà insieme o l’associazione tra i due , genera Prāṇa. È come una scintilla che nasce dal contatto tra Spirito e Materia. Senza il contatto tra i due, Prāṇa non esiste. Prāṇa è quella forza che risulta dall’ unione di Puruṣa (il seme) e Prakrti ( la terra). È più sottile di Prakrti (Materia) e meno sottile di Puruṣa (Spirito). Prāṇa è ‘ l’amico di Puruṣa’ che si manifesta grazie a Prakrti. 

Concedi tempo e spazio al respiro. Concediti la possibilità di entrare in contatto con il respiro e di mantenere il legame con il tuo respiro. Se siamo nel fluire del respiro, saremo protetti tanto sul tappetino, quanto nella vita. Anche per questo prāṇa veniva celebrato, cantanto, ringraziato ampiamente nei Veda. 

E così, praticando con fiducia nel respiro che guida il movimento, ci sorprenderemo a scoprire che non è tanto la forza del movimento in sé che farà la differenza nel corpo e nella vita quotidiana, quanto il movimento della forza. Il movimento di prāṇa.










20/01/21

FiloContinuo 1 - Yoga

 






Yoga è una parola sanscrita che, come spesso accade in questa lingua speciale, apre molte possibilità di significati. Succede quindi che l’essenza di questa come di molte altre parole  sia dinamica ed evolutiva,  assieme alla persona che pratica lo yoga.  

La radice Yuj dona un primo e molto diffuso  significato che è quello di unire, riunire, far incontrare , far entrare in relazione. Cosa unire, è l’esperienza che sorge dentro chi sceglie il cammino dello Yoga. Ed è unica. Creativa. È speciale per ognuno e si manifesta a più livelli. Da un’unione più tangibile come  ad esempio quella del corpo con il respiro, a manifestazioni più sottili che coinvolgono altri piani dell’essere umano.

Nella sua vasta esperienza e immensa conoscenza dello Yoga, T. Krishnamacharya diceva che un significato più sottile  è quello di raggiungere un punto ancora non raggiunto. Qualcosa che prima credevo non possibile diventa possibile. Scopro nuove possibilità di cui ignoravo anche l’esistenza o di cui mai mi sarei sentit* capace. Come un terreno, incolto, dimenticato, arido che piano piano ricomincia a dare segni di vita e fertilità.

Ogni respiro, è  un’invocazione a questa unione. Un togliere polvere ed erbacce  a quella terra che pensavamo sepolta per ridonarle vita. Una preghiera rivolta nello stesso momento all’universo come alla parte più intima, profonda e autentica di noi. Quella che sa. 

Più entro in intimità con il mio respiro, più mi abbandono alla sua intelligenza antica. E allora un altro passo sorge da sé. La mente si unisce a questa intelligenza antica e si accorda con la migliore predisposizione possibile per vivere e agire quel che c’è da vivere e agire insieme  al corpo e ai sensi. Non in un altrove ideale.  Qui, ora , oggi, adesso. Non con un corpo o una mente ideale. Con questo corpo, con questa mente che  accolgo e ringrazio per quel che possono donare ora. 

Ognun* di noi si sta aspettando. Ognun* sta attendendo l’unione a sé, più o meno consapevolmente. 

E la terra dimenticata, nel suo ventre piena di fiducia,  attende perché sente già il profumo del ritorno  della vita.



18/03/20

Analogicodigitale






Mata Atlântica al confine tra gli stati di Sao Paulo e Rio de Janeiro





Tra un pensiero digitale e uno analogico, mi chiedo.
Si estinguerà chi non si adegua ai nuovi paradigmi cognitivi? La prima grande tecnologia digitale in fondo è avvenuta con l'avvento della scrittura prima, della stampa poi, già molti anni fa. Di cosa ci dovremmo preoccupare?


È conservatorismo non evolutivo? o chi tocca ancora oggi il valore immensurabile del pensiero analogico sa che l'adeguarsi alla digitalizzazione delle esistenze non può essere l'unica possibilità evolutiva? Ma poi, in fondo ritorniamo sempre alla vecchia diatriba natura-cultura? La Vita potrebbe esistere se le separiamo? O è forse dall'interconessione delle due che la Vita creativamente si manifesta?
E che se succede se qui, in questa terra dove viviamo, l'una prende il sopravvento sull'altra?


Tempo fa , dopo esserci persi in un tratto di Mata Atlântica (Brasile), in tanta vastità di natura e silenzio che la foresta offre , qualcosa è successo. Soli in mezzo a tanta esuberante e abbondante natura. Il clima umido e soffocante nonostante la piena apertura. Nessuna traccia di cultura all'orizzonte, più direzioni ma nessuna indicazione, orizzonte che non si apriva, vista la densità della natura.  Il respiro diventava pesante , difficile.' Sei Madre o matrigna di Biancaneve ? ' - chiedevo in quel momento  alla natura. Io, romantica europea con lo stereotipo della natura esuberante e sempre benevola.

Oggi da dietro un utile schermo attraverso cui tante cose si possono fare, confortata da una cultura digitale che almeno mi consente di andare avanti con quel che si può. Accetto, accetto, accetto che almeno si può con quel che si può. E nella vita lo abbiamo fatto e lo facciamo spesso, partiamo da dove siamo con quel che c'è.  Forse in questa precisa circostanza, dei piani si stanno ingiustamente confondendo, creando giustificazioni ad un sentire che sta lasciando spazio a qualcos'altro.

  
Siamo ancora in grado di sentire, credere e agire  una realtà non visibile, fuori da ogni schermo, lontano dagli occhi, che sta aspettando un ricongiungimento?

Oggi, padre o padrigno? 



                    Origine E Progressi Della Stampa O Sia Dell'Arte Impressoria E Notizie Dell'Opere Stampate Dall'Anno M.CCCC.LVII. Sino All'Anno M.D.


                                                                                                                                    ParatyMirim - Rio de Janeiro






19/08/19

I dwell in Possibility









Io abito la Possibilità.

Una casa più bella della prosa,

con molte più finestre, 

superiore, quanto a porte.


Ha stanze che somigliano ai cedri,

un solo sguardo non le può cogliere.

E ha per tetto eterno

la volta del cielo.

I visitatori: i più preziosi.

La mia occupazione:

spalancare queste mani sottili

e raccogliere il Paradiso.


traduzione di Antonio Prete




I dwell in Possibility -                                                                                 
A fairer House than Prose-                                                   
More Numerous of Windows-
Superior -for Doors-

Of Chambers as the Cedars -
Impregnable of Eye -
And for an Everlasting Roof -
The Gambrels of the Sky -

Of Visiters- the fairest-
For Occupation - This-
The Spreading wide my narrow Hands
to gather Paradise


disegno Francesco Diego


Quando piove...










Il Sâmkhya - uno dei sei sistemi filosofici dell’India* - ricorda che quando piove, accadono cose diverse a seconda del luogo. Se piove sull’oceano, non succede nulla; se la pioggia cade su un terreno inaridito, riporta la vita; se la stessa pioggia cade su un campo prima della mietitura, rovina tutto il raccolto. Qui la pioggia è senza effetto, là promuove e sostiene la vita, altrove porta distruzione.

* tra questi sei rientra anche lo Yoga

Grazie, Lucia Almini, YogaCounselingRisorse